I Mezzeri Genovesi - La storia

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I Mezzeri Genovesi - La storia

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I Mezzeri Genovesi - La storia

 


Mezzari, Mezzeri o Mezeri ? 

 

I Mezzeri Genovesi   (clicca qui per vedere la nostra gamma di mezzari)

sono grandi teli in cotone riccamente decorati su un lato per impressione a stampa, con motivi floreali dai colori vivaci, e, nella maggior parte dei casi, con il motivo dell’Albero della Vita.

 

I Mezzeri presentano sempre un bordo decorato che corre sui quattro lati e un grande campo centrale in esso contenuto.

 

L’antichità di questo prodotto è dimostrato dal suo stesso nome, tanto variabile (mezzari, mezzeri, mezeri.. tutte varianti corrette) quanto identificabile.

 


 


L’India

Il luogo d’origine dei tessuti di cotone stampato è l’India, da cui provengono le stoffe stampate più antiche di cui sia rimasta traccia (sin dal VI-VII secolo d.C.).

 

Portati in Europa sulle navi dei mercanti di spezie a partire dalla metà del XVII secolo, i cotoni stampati incontrarono subito il favore del pubblico per la praticità, la freschezza e i colori brillanti (in Europa i tessuti dovevano essere ricamati, e ciò li rendeva molto più pesanti). Erano inoltre assai meno costosi dei tessuti in seta o lana allora più usati.

 

 

 

 

Su commissione della Compagnia delle Indie  furono eseguiti, esclusivamente per il mercato europeo, dei grandi teli chiamati palampores (dal termine hindi e persiano palangpush, che significa "coperte da letto"). Erano decorati per lo più da un grande tronco sinuoso nel campo centrale, su cui stavano fiori coloratissimi di molte specie differenti, sia di fantasia che realmente esistenti.

La composizione era arricchita da uccelli, insetti e piccoli animali. Il tutto era racchiuso da una ricca cornice floreale.

 

I palampores venivano usati come copriletto, tendaggi, cortine da letto, o per tappezzare le pareti di interi locali.

Dal momento che le navi della Compagnia facevano spesso tappa a Genova, cominciarono a diffondersi prepotentemente in Liguria.

 


 

In Europa

Nei Paesi Bassi, in Inghilterra e in Francia iniziarono ben presto i tentativi per imitare il prodotto orientale, ostacolato da leggi protezionistiche, ispirate principalmente dai produttori di sete, che vedevano minacciata la loro attività.

Nel Mediterraneo Marsiglia, grande porto dell’Occidente, fu un grande centro di produzione di cotoni stampati, sin dal 1648, e centro di irradiazione di questa moda.

Qui particolarmente attivi furono gli armeni, che vantavano una notevole colonia.

Proprio agli armeni, anche a Genova, era affidato il commercio e la produzione di questi prodotti.  A Gio Batta de Giorgiis, armeno, si deve l’inizio della produzione a Genova del cotone stampato nel 1690.

 


A Genova (’500/’600)

Già nel Cinquecento, secolo di straordinaria espansione economica per Genova, è attestato il termine "mezzari".

Compaiono anche tra i beni dell’ambasciatore di Carlo V a Genova, Gomez Soarez de Figueroa, e nell’inventario di Leonardo Cattaneo, Doge della Repubblica tra il 1541-1543.

L’uso di cotoni stampati era allora appannaggio dei ricchi, ed era destinato all’arredamento della casa o per confezionare comode vesti da camera.

 

I veli che le dame indossavano per uscire in strada erano chiamati "veli" o "tovagliole da testa" ed erano in seta, di dimensione e foggia diverse tra nobildonne e popolane.

L’uso dei cotoni indiani aumenta verso la fine del Seicento e si estende ad una più ampia fascia sociale, comparendo anche negli inventari di persone di più modeste condizioni sociali.


 


 

 

Nel 1690 l’armeno Gio Batta de Georgiis inizia la sua attività di stampatore di stoffe a Genova, chiedendo il monopolio per dieci anni.  L’inventario di un’altra famiglia di armeni residente a Genova offre una interessante panoramica sulla mole di commerci di Indiane a Genova.

Fra le tele stampate compaiono quelle definite serangi dalla città indiana di Sironj, in cui i mercanti armeni, indiani, turchi ed europei facevano lavorare gli artigiani locali per poi inviare i manufatti in Persia, Turchia ed Europa.

 



Il Settecento (i Francesi all’opera)

Nel Settecento una preziosa testimonianza è costituita dai campioni di cotone stampato che fanno parte di un album, redatto dal duca Louis Francois de Richelieu (nipote del famoso cardinale). I cinque volumi dell’ Echantillons d’étoffes de manufactures etrangères recueillis par le maréchal de Richelieu  riuniscono esempi della produzione tessile francese, olandese e italiana.

 

Tra le città italiane il maggior numero di fogli è dedicato alla produzione genovese (14), 6 a quella milanese, 8 a quella napoletana, 10 alla veneziana. Il dato principale che apprendiamo è che a Genova circolavano tessuti costosi importati già stampati dall’Oriente, altri stampati in paesi europei come Francia e Olanda, e altri meno costosi stampati in città.

E mentre i tessuti prodotti in India si rifacevano a modelli occidentali per adattarsi al gusto del mercato, quelli fatti in Europa, e a Genova usavano motivi decorativi che volevano assumere un tono "orientale" rifacendosi ai primi.

 

 

 

A Genova sono attestate in questo periodo le manifatture di due stampatori francesi noti come Matteo Ruelle e Enrico Giuliani. La presenza dei francesi è forse da mettere in relazione agli spostamenti di questi artigiani nei vari stati europei, causati dal succedersi di divieti di produzione e importazione di cotoni stampati in Francia, voluti da Colbert per proteggere le manifatture della seta.

 

Ruelle nel 1728 fa domanda alla Repubblica di Genova di impiantare una fabbrica di Indiane, e nel 1731 ottiene il giusprivativo, ovvero il privilegio esclusivo di produrre queste merci. Nel 1775 il privilegio è richiesto da Enrico Giuliani, il quale sostiene di aver introdotto a Genova la stampa delle Indiane, insieme a Ruelle, che era probabilmente il suocero.

 

Nel 1760 inizia a Sampierdarena la Produzione di un altro Francese: Paolo David. La produzione è continuata dal figlio Luigi, ed è ancora fiorente nel 1810/1812.

 



Gli Speich

Nel 1793 il francese Luigi David ebbe un lungo contenzioso con due artigiani svizzeri: Giovanni Speich e Gio Batta Hadner.

Giovanni Speich nel  1787 aveva infatti ottenuto dai Senatori della Repubblica un’esclusiva per la stampa delle Indiane, poi estesa al socio connazionale Hadner. I due lamentavano il fatto che David non la rispettasse.

 

La fabbrica dei due svizzeri, collocata a Cornigliano, era più sviluppata in termini quantitativi e aveva standard qualtitativi ben più alti del francese. David si appellò a questa differenza, supplicando il Senato di lasciargli continuare l’attività, poichè "usava colori ordinari e falsi" e vendeva "a prezzi giusti e proporzionati".

L’obiettivo ambizioso, di un rinnovamento tecnologico per la produzione locale di manufatti di alta qualità valse agli svizzeri l’appoggio della Società Patria, che concesse loro premi e prestiti, a condizione che si impegnassero ad inserire nell’attività qualche "nazionale".


 


 

 

Gli Speich provenivano dalla cittadina svizzera di Glarus o Glaris, centro in cui nel XVIII erano presenti diverse stamperie, e furono forse invogliati a trasferirsi a Genova dalla crescente moda dei mezzari in quella città.

Della stessa famiglia, oltre a Giovanni, sono noti molti membri: Michele ( grazie ai marchi "fabbrica di Michele Speich - Cornigliano"), Mattia, i fratelli ("fabbrica Fratelli Speich - Cornigliano) identificabili come Gioacchino e Sebastiano.

 


Cornigliano fu il centro di questa fiorente attività:

qui oltre alle fabbriche Speich ve ne erano anche altre: quelle di Hadner e Marchese, e la fabbrica di mandilli dei Fratelli Muratori.

Fu strategica la presenza del fiume Polcevera, sulle cui sponde venivano adagiati i teli nelle varie fasi di stampa.

 

 

 



Il mezzaro nell’abbigliamento

A Genova le dame si avvolgevano nel mezzaro: i grandi veli variopinti erano piegati a metà e appoggiati sui capelli, cui venivano fissati per mezzo di grandi spilloni.

Per questo la maggior parte degli esemplari conservati hanno buchi e macchie nella zona centrale.

 

Nel corso della seconda metà del Settecento la voga prese piede a tal punto da rendere il mezzaro l’elemento caratteristico dell’abbigliamento femminile della città, tanto da impressionare i viaggiatori che la visitavano.

 


 

 

 

Le Memorie del passato

Esiste una  curiosa testimonianza nelle memorie di Giacomo Casanova, che venne a Genova nel 1761 e osserva e descrive i mezzari nelle sue Memorie.

Qui dice di aver comprato da un mercante delle stoffe orientali in cotone della più grande bellezza e le diede a Rosalia...

 

...per farne due mezzari, sorta di mantelli con cappuccio, dei quali si servono le donne a Genova per passeggio, come lo zendado serve a Venezia e la mantilla a Madrid.

 

Ancora, scrive:

 

Tenevo sotto braccio Rosalia e Marcolina ben coperte dal loro mezzaro, e mia nipote aveva per cavaliere il suo innamorato.

 

Nel 1780 il genovese Carlo Giuseppe Ratti nella Descrizione di Genova racconta che le dame seguono la moda francese, e le donne di second’ordine

 

vestono per quanto possono sul gusto delle dame. Ma nelle loro comparse, l’abito loro di confidenza è di coprir tanto d’estate come d’inverno il capo e le spalle d’un leggero mantello di calancà  [termine usato per indicare i cotoni indiani] di Persia, che volgarmente si chiama mezzaro.

 

 

 




In seguito all’evoluzione della moda

e per via di quel meccanismo che porta le classi più alte ad abbandonare un costume che si è diffuso tra quelle più basse, nel tardo Settecento il mezzaro cadde in disuso presso le dame dell’aristocrazia e della borghesia, e per tutto l’Ottocento rimase l’elemento caratteristico dell’abbigliamento delle donne del popolo.

 

Forse proprio per soddisfare il nuovo tipo di clientela vennero elaborati nuovi disegni di tono popolareggiante, con personaggi e animali quasi caricaturali, al posto dei raffinati motivi orientaleggianti del periodo precedente.

 

 

 

 


 



Testori

La tradizione degli Speich ebbe un continuatore in Luigi Testori. Questi, nativo di Tortona, svolgeva l’attività di capo chimico presso la stamperia di Mattia Speich, e nel 1838 sposò sua figlia Maria. Continuò la tradizione del suocero fino alla seconda metà dell’Ottocento.

I suoi prodotti  ottennero un importante riconoscimento  nel 1846 quando gli fu attribuita una medaglia "per tessuti d’apparati e mesari di buona qualità e di colori vaghi ben assortiti“ in occasione della "Esposizione dei Prodotti e delle Manifatture Nazionali fatta in Genova" ricordato nella marca apposta sul bordo dei suoi teli: premiato dal 1846.

Tra i dieci figli di Luigi e Maria, Ottavio si occupò sicuramente dell’attività del padre, come dimostra un suo Trattato sulla stampa delle tele di cotone del 1862.

 

 

Nel 1927 Edoardo Testori, un nipote di Luigi, donò alla città di Genova gli stampi con cui erano stati realizzati i mezzari, e un manoscritto contenente l’elenco dei mezzari prodotti dalla manifattura di famiglia (che egli data tra il 1825 e il 1866) tuttora custodito a Palazzo Rosso. Si tratta di una importantissima testimonianza per ricostruire la storia dei mezzari.

Esiste anche una versione a stampa : Cenni sulla cessata fabbricazione dei Mezzari Pezzotte Indiane 1825-1866

 


 

Il Declino

Nella seconda metà dell’Ottocento si assiste alla decadenza della produzione dei mezzari. I numeri parlano chiaro. Delle 6 manifatture (per un totale di 430 occupati, tra lavoranti e apprendisti) degi anni intorno al 1815, nel 1874 non restano che una stamperia con 60 operai a Sampierdarena e una con 8 operai a Cornigliano.

 

Nel 1872 Sebastiano Speich dichiara di dover smettere la sua attività  per l’impossibilità di tener testa alla concorrenza inglese. Questa data sancisce di fatto la fine della produzione dei mezzari con la tecnica di stampa a blocchi di legno.


 



La nuova vita dei mezzari

 

Dal 1920 al 1930 la tradizione viene ripresa nell’ambito della scuola Duchessa di Galliera, dalla signora Patrone, che promuove una produzione di mezzari di dimensioni ridotte.

 

In seguito, negli anni ’80/’90 torna l’interesse per questa antica produzione, sia dal punto di vista documentario che commerciale.

 

Da un lato si importano teli dall’India - come in passato -, non sempre di grande qualità, ma sicuramente più economici, per i ridotti costi di produzione. Ma anche in Europa alcune aziende riprendono gli antichi disegni e li fanno stampare a quadro su rasatello di cotone, in modo da ottenere mezzari che riproducono fedelmente, seppur con qualche variante, alcuni dei tipi tradizionali più noti.

 

Nel 1992, per il Cinquecentenario della scoperta dell’America, viene creato - rielaborando il tipo della Nave  - un mezzaro che celebra l’impresa di Cristoforo Colombo, in cui compare il navigatore ed una veduta di Genova sullo sfondo. 

 

 

 

 



Luzzati

Da ultima sorge l’idea di far realizzare un nuovo disegno originale per un nuovo mezzaro al pittore e scenografo Lele Luzzati, il quale sceglie per soggetto Il Flauto Magico di Mozart.

 

Ha così inizio una serie di mezzari disegnati da artisti genovesi, caratterizzati da stili e esperienze diverse, ma uniti dall’amore viscerale per la loro città: Emanuele Luzzati, Andrea Verardo, Flavio Costantini, Anna Maria y Palacios.

 

Il lavoro di questi artisti porta nuova linfa alla tradizione dei mezzari, pur nel rispetto delle formule canoniche e della loro storia secolare, e fanno dei mezzari grandi opere d’arte, capaci di entrare nelle case e nella vita delle persone.

 

 

 

Ci auguriamo che la storia dei mezzari genovesi sia ancora lunga e ricca di sorprese.



Da parte nostra, ci impegnamo in questo senso valorizzandoli e proponendoli alla nostra clientela, e comunicandone la storia e l’importanza a un pubblico quanto più possibile vasto.
 
Per avere una panoramica di tutti i Mezzari che vengono tuttora prodotti in Italia, osservarli uno per uno e avere informazioni sulle loro caratteristiche e la loro storia, ecco qui la Pagina di Prodotto dei Mezzari.

 

 


INDICE delle IMMAGINI (numerate dall’alto in basso)

 

  1. Smizzer (scultore), Issel (editore). Statuina raffigurante "vecchia con il mezzaro", (part.). Albisola, 1925 circa. Manifattura La Fenice di Manlio Trucco. (h 40 x 8 cm). Terracotta decorata. Collezione Bignami

  2. Particolare dal “Palampore dell’albero di bambù”. India, Stato di Madras (?), metà XIX sec. (h 357 x 260). Collezione Bignami

  3. Sinistra : “Palampore dell’albero di bambù”. India, Stato di Madras (?), metà XIX sec. (h 357 x 260). Accanto : “Indiana degli elefantini” (intero e part.). India, seconda metà XIX sec. (h 334 x 172). Collezione Bignami

  4. G. Bacigalupo, Il porto di Genova sotto la neve (particolare). 1835. Genova, Collezione privata

  5. "Etoffes de Gennes", campioni di tessuti in "Echantillons d’etoffes de manufactures entrangèreres recueilles par le Marechal de Richelieu, 1736, vol. V. Parigi, Bibliothèque Nationale-Cabinet des Estampes

  6. Domanda di Giovanni Speich "di intraprendere... una fabbrica di calancà, mesari, fazzoletti...", 1787, Genova, Archivio di Stato, Atti del Senato n. 3494

  7. Marchio di Fabbrica di Michele Speich su Mezzaro

  8. Esposizione di Mezzari all´interno della mostra "I piaceri del velo: dal mezzaro genovese al foulard", Musei di Strada Nuova, Palazzo Bianco. Dal 22.5.2016 a 2.10.2016

  9. Cittadina di Genova che va a passeggio, in T. Viero "Raccolta di 120 stampe...", tomo I, Venezia 1783

  10. Ignoto autore tedesco, "Europa: serie di costumi genovesi", litografia acquarellata, 1835. Genova, Collezione privata

  11. Marchio di Fabbrica di Luigi Testori su Mezzaro

  12. Mezzaro stampato per la celebrazione del Cinquecentesimo anniversario della scoperta dell´America, 1992. Collezione Bagnara

  13. E. Luzzati, Disegno preparatorio per il Mezzaro del Flauto Magico, 1992. Genova, Collezione Bagnara

 

 

BIBLIOGRAFIA di RIFERIMENTO (da cui provengono informazioni e immagini)

 

  • 1993  M. Bellezza Rosina, M. Cataldi Gallo, Cotoni stampati e mezzari dalle Indie all’Europa, Sagep, Genova

  • 2008  G. Bignami, Suggestioni d’oriente nei mezzari genovesi, Artigianato, in LA CASANA N. 2/2008, Periodico trimestrale della Banca Carige S.p.A., Anno L, Genova

  • 2015  M. Cataldi Gallo, a cura di, Luzzati e i mezzari genovesi, Il Canneto Editore, Genova

 

 

 

 

 

 

 

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